Castello
Il Castello figura nello statuto angioino dei castelli siciliani del
1274, ma difficilmente poté essere costruito durante la dominazione
angioina. Secondo alcuni la rupe fu adibita a fortezza nel periodo
arabo e normanno, ma il castello assunse il suo aspetto definitivo nel
periodo svevo, durante il regno di Federico I.
Pochi elementi a
nostra disposizione consentono di fare delle deduzioni circa la sua
struttura esterna: tutt'intorno dovevano innalzarsi le mura
perimetrali, di grande spessore, saldate a cinque torrioni cilindrici
che davano all'impianto una forma pentagonale. Lungo la base interna
correva un muretto, o gradino, salendo sul quale si poteva guardare al
di là delle mura.
Resti del Castello (foto Sicurella M.)
Sul
pianoro si vedono i ruderi di quello che dovette essere il nucleo
centrale delle stanze, o parte di esso. A est, nel muro che unisce le
due torri tra loro più vicine e meglio conservate, c'era una porta
d'ingresso che, benché murata da qualche anno, risulta ancora ben
visibile. L'ingresso principale doveva essere dalla parte sud, dalla
quale si sale tutt'ora, versante poco ripido che consentiva facilmente
l'ingresso ai pedoni, ai cavalieri ed ai cortei. Da questo lato le
mura, di cui rimane traccia, dovevano essere molto alte per compensare
il dislivello del terreno, sino a raggiungere lo stesso livello delle
altre.
Resti del Castello (foto Sicurella M.)
Il
terremoto del 1693 distrusse completamente il castello, lasciando
intatte alcune torri (dimezzate all'inizio del XX secolo per pericolo
di crollo), pochi muri interni ed alcuni sotterranei, ma è ancora
possibile immaginare quanto maestoso poteva essere questo maniero e
quanto frenetica potesse essere l'attività all'interno del castello
nei periodi in cui furono presidenti del Regno di Sicilia Raimondo,
Ponzio e Ambrogio Santapau.
Resti del Castello (foto Sicurella M.)
Testimone
muto e al tempo stesso protagonista di tutti gli avvenimenti che nel
corso dei secoli si sono succeduti tra le mura possenti e nelle
contrade circostanti, questa fortezza ha respinto assedi (secondo
un'antica tradizione orale, durante uno di questi assedi, il signore
del castello, invitato a pranzo il comandante dell'esercito assediante,
fece servire del pesce fresco così da convincere il nemico che mai si
sarebbe arreso per fame), ha ospitato i rappresentanti della migliore
nobiltà siciliana, ha vissuto momenti di gloria, di gioia e di dolore
divenendo il centro di numerose leggende. È qui che, in una torrida
giornata di agosto, al barone don Raimondo Santapau giunge la notizia
che la diletta figlia Aldonza era stata strangolata per una colpa non
commessa dal marito Antonio Barresi ed è nelle stanze di questo
castello che donna Antonia, saputa della morte violenta del marito, si
suicidò, la notte di Natale, sopraffatta dal dolore.
Bibliografia:
C. Verdi, Licodia Sacra: storia, arte e tradizione, 1993;
C. Verdi, I Santapau;
C. Verdi, Licodia Eubea: notizie, 1981;
P. M. Cannizzo: Licodia Eubea: le sue origini e la sua storia nel contesto della storia della Sicilia, 1995;
Archeclub D'Italia sede di Licodia: Cenni su Licodia;
Archeclub D'Italia sede di Licodia: Castello di Licodia;
S. Sciorto, Guida di Licodia,